ESALTARE LE QUALITÀ DEI FORAGGI CON L’USO DEI MANGIMI LIQUIDI
Un supporto fondamentale nella razione
Introduzione
Quest’anno il settore primario ha dovuto affrontare numerose difficoltà, legate alla situazione dei mercati delle materie prime, alla crisi energetica e alla siccità che ha colpito anche il nostro Paese in modo preoccupante.
Proprio la carenza idrica durante il periodo estivo ha causato la perdita o il rallentamento nella crescita delle colture destinate all’alimentazione animale.
Arrivati al termine del periodo delle raccolte, quello che risulta evidente è che nei prossimi mesi per gli allevatori sarà un arduo compito riuscire a garantire la disponibilità di foraggi per i propri animali, a causa di una forte contrazione produttiva. Oltre alla scarsa autonomia, anche la scelta di acquistarli sul mercato non sarà così agevole.
Ulteriori disagi si sommano se si considera che, in alcune zone, sfavorite dall’approvvigionamento idrico esiguo di quest’ estate, si è dovuta sacrificare l’irrigazione di prati ed erbai per consentire la crescita del mais.
Ovviamente, le colture foraggere ne hanno fortemente risentito, perdendo parte delle loro qualità nutrizionali.
Il ruolo dei mangimi liquidi
Gli studi scientifici fatti nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato il valore nutritivo e funzionale dei mangimi liquidi dove le diverse fonti di zuccheri aiutano il corretto sviluppo e funzionamento della flora microbica del rumine.
I batteri ruminali per la loro crescita e la sintesi proteica richiedono un apporto di carboidrati fermentescibili e solitamente gli amidi, gli zuccheri, l’NDF digeribile e le fibre solubili contribuiscono in modo funzionale a questi processi. Nello studio di Hall e Herejk (2001) è stato osservato come il saccarosio e la pectina sono fonti che stimolano la crescita microbica per l’88% rispetto all’amido, ed è per questo che sono considerate dei substrati fondamentali.
Secondo il Nutrient Requirements of Dairy Cattle (2021) gli NSC (non-structural carbohydrate) in razione dovrebbero attestarsi in un range del 30- 40% , di cui gli zuccheri (WSC) rappresentano tra il 7,5% e l’8,5% della sostanza secca. Ragionando secondo i fabbisogni teorici e l’approccio nutrizionale dinamico (CNCPS) che oggi si sta sempre di più diffondendo, si può pensare di lavorare variando l’inclusione delle diverse fonti energetiche in razione. È possibile prevedere modelli per animali altamente produttivi con una ridotta inclusione di amidi e il bilanciamento di altre fonti energetiche come gli zuccheri, in modo da favorire anche il mantenimento dei valori ottimali del ph ruminale.
I foraggi non sono mai stati così preziosi
Nella scelta degli alimenti da inserire in razione, vi è sicuramente la priorità di utilizzo per i prodotti aziendali di cui i più comuni sono i foraggi. A seconda della qualità di questi ultimi, verranno ponderate le diverse formule. Nello studio di Dann et al. (2014) diete contenenti percentuali dal 17,7 al 24,6% della S.S. di amido venivano bilanciate con sottoprodotti fibrosi e percentuali maggiori di zuccheri; queste ultime hanno riportato gli stessi risultati rispetto ai controlli (diete con percentuali maggiori di amido).
Quindi una possibile strategia da adottare è l’utilizzo di mangimi liquidi che vadano a ripristinare le caratteristiche naturali dell’erba verde, ricca di zuccheri e acidi organici per innalzare l’apporto nutritivo dei foraggi e permettere al rumine di sfruttarli al massimo.
Conclusioni
In un periodo come quello che si sta affrontando, ottimizzare l’utilizzo dei carboidrati e migliorare il più possibile la qualità dei foraggi aziendali diventa fondamentale per mantenere elevate performance produttive preservando la qualità della razione. Una strategia vincente da utilizzare è quindi quella di bilanciare i carboidrati fermentescibili attraverso l’uso dei mangimi liquidi permettendo così di apportare la giusta quota di energia in razione e valorizzare i foraggi prodotti dall’azienda agricola.
Tratto da Ex Dairy Press N.6